Non c'è cura senza tatto.

Non c'è cura senza tatto.

L'interessantissimo articolo della ricercatrice Laura Crucianelli, "Il contatto indispensabile", che troviamo sul n. 1394 di Internazionale (29 gennaio - 4 febbraio 2021) e che vi consigliamo di leggere, si apre con le parole: "Il tatto è il primo senso attraverso il quale incontriamo il mondo e l'ultimo a lasciarci quando siamo alle soglie della morte". Parole che sottolineano l'importanza di questa profonda e potentissima forma di comunicazione che ci accompagna tutta la vita e che non ci stanchiamo mai di magnificare durante i nostri corsi di massaggio infantile. La cute, ricca dei recettori sensoriali collegati direttamente con il cervello, viene stimolata fin dal tempo della gestazione dal continuo contatto con il liquido amniotico. La delicata pressione di questo liquido protegge il bambino massaggiandolo, sensazione di cui conserverà una memoria ancestrale.

La pandemia ha purtroppo posto un veto alla comunicazione tattile, che da preziosa viene vissuta come pericolosa, limitandola fortemente e impedendoci di usarla nelle relazioni sociali. Eppure, sostiene la Crucianelli, ciò che rende unico il tatto rispetto agli altri sensi è la sua reciprocità e proprio questo è stato di aiuto ai sanitari per comunicare con i loro pazienti quando non c'erano altri canali possibili.

Abbiamo imparato in questi mesi che la distanza fisica ci protegge ma, continua l'autrice, "allo stesso tempo ostacola la cura" e il nostro pensiero corre alle ricerche sul tatto di Tiffany Field, che suggeriscono che il contatto è importante per i neonati tanto quanto il mangiare o il dormire. Il tocco, infatti, è imprescindibile nella cura, in quanto veicola conforto, sicurezza, affetto. Ricordiamo le numerose ricerche che dimostrano come i neonati, le cui madri hanno difficoltà a toccarli, cullarli, o parlare loro, presentano più frequentemente ritardi nella crescita e nello sviluppo psicomotorio. Studi culturali incrociati hanno dimostrato che in quelle società nelle quali i bambini vengono tenuti molto in braccio, massaggiati, cullati, allattati al seno e portati molto a spasso, da adulti sono meno aggressivi e violenti e più inclini alla cooperazione e alla comprensione.

Nell'articolo si citano alcune ricerche che dimostrano l'importanza del tatto a qualunque età e come questo possa influire positivamente sulla salute mentale, e si elencano i vantaggi della stimolazione di questo senso in termini di riduzione dello stress e aumento di produzione di ossitocina, ormone che ci aiuta a stare meglio con gli altri e con noi stessi, favorendo uno stato di benessere. E proprio nei momenti della nostra vita in cui siamo più fragili, abbiamo particolarmente bisogno di essere toccati.

Studi neuroscientifici stanno analizzando il sistema di percezione del tocco sociale ed affettivo, dove la carezza pare possa influire sul nostro sviluppo cognitivo e sociale. Insomma, le ricerche confermano l'effetto positivo del contatto fisico sullo sviluppo e sulla maturazione a livello fisico, psicologico ed emotivo.

La Crucianelli ci racconta di come la tecnologia si stia muovendo per realizzare dei dispositivi per riuscire a rilevare e trasmettere dei feedback tattili, che permettano di sentirsi fisicamente vicini anche se lontani, un importante progetto che potrebbe essere di aiuto a chi vive in solitudine, ma dobbiamo fare attenzione a considerare questi strumenti un complemento e non un sostituto del contatto di pelle.

Le prove scientifiche dimostrano che limitando il tatto perdiamo un linguaggio importante e la ricercatrice conclude che il rischio consiste nel perdere "opportunità per costruire nuove relazioni, e potremmo perfino indebolire quelle esistenti. Attraverso il deterioramento delle relazioni sociali, ci stacchiamo anche da noi stessi. La necessità di toccare gli altri dovrebbe essere una priorità nella definizione della 'nuova normalità' post-pandemica. Un mondo migliore spesso dista solo un abbraccio".

https://www.internazionale.it/notizie/laura-crucianelli/2021/02/11/contatto-indispensabile

Matisse, La danza II

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